lunedì 5 dicembre 2011

piove

In questa giornata uggiosa (e non ho l'ombrello), mi sento come un'onda morbida sulla sabbia fredda.
Ho voglia di poesie, come quando ero una ragazzina dai lunghi capelli aggrovigliati.


Ah!, quante cose perdute
che perdute non erano.
Tutte le serbavi tu.
Minuti grani di tempo,
che portò via un giorno il vento.
Alfabeti della spuma,
che un giorno il mare travolse.
Io li credevo perduti.
E perdute le nubi
che pretendevo fermare
nel cielo
fissandole con occhiate.
E l’allegria alta dell’amore, e l’angoscia
di non amare abbastanza,
e l’ansia di amare, di amarti, di più.
Tutto perduto, tutto
nell’essere stato un tempo,
nel non esistere più.
E allora tu sei venuta
dal buio, radiosa
di giovane pazienza profonda,
agile, perché non pesava
sui tuoi fianchi snelli,
sulle tue spalle nude,
il passato che tu,
così giovane, portavi per me.
Ti guardavo alla luce dei baci
vergini che mi hai dato,
e tempi e spume
e nubi e amori perduti
furono salvi.
Se da me fuggirono un giorno,
non fu per morire
nel nulla.
In te continuano a vivere.
Ciò che chiamavo oblio eri tu.
Da Pedro Salinas La voce a te dovuta

martedì 18 ottobre 2011

Il modo in cui gira il mondo

Alla radio c'era un gran discutere su come far scendere le grasse signore dal cielo. Durante il giorno salutavano allegramente con la mano da lassù ma io immaginavo che oramai dovessero essere affamate.
Ho pensato però che quella forse era l'evoluzione naturale delle cose, il modo in cui girava il mondo. Forse valeva anche per le grasse signore: che l'attimo prima una cosa fosse un'arancia e l'attimo dopo fosse una pesca. E magari sarebbero discese silenziosamente da sole via via che perdevano peso fino ad atterrare quaggiù come noialtri: tirate, scarne e senza sogni, tutta la loro gloriosa rotondità svanita.
Amanda Davis, Grasse signore fluttuavano in cielo come palloncini.

(Avrei voluto scrivere ciò che penso della manifestazione di sabato 15 ottobre ma l'amico Andrea Scarabelli mi ha tolto le parole dalle dita).

mercoledì 5 ottobre 2011

deliri di non-potenza*

Che poi lavori lavori lavori, e non mangi, non preghi, non ami, e dici, ecco, ecco domani, anzi no, dopodomani, lasciami arrivare a giovedì, ma vedrai il mese prossimo, e quante cose mi godrò, essì che ce la facciamo, lasciamo passare l'onda, andrà meglio, e poi invece tutto questo non finirà mai, finché campi, finché produci la fuffa che serve ai fuffari a dire: ehi compra la mia fuffa, che è importante-essenziale-noooon puoi farne a meno, e te che hai prodotto fuffa non hai più nemmeno il fiato per smascherarli, per dire, no, questo no, dentro questa fuffa c'è il mio sangue, pagato a progetto, pagato per finta, pagato per niente, inscatolato per i compratori di fuffa che lavorano, lavorano, lavorano, e stanno come te, e stiamo come noi, ma non lo sappiamo, ma non ci guardiamo.








* dedicati a Maria, Matilde, Tina, Antonella e Giovanna.

sabato 1 ottobre 2011

mercoledì 29 giugno 2011

Errori di battitura


Salve, chiamo per dirvi che nella mia busta paga c'è un errore.
Questo è tutto da dimostrare.
Bè, c'è scritto contratto "determinato" invece di "indeterminato".
E che differenza fa?
La stessa che c'è tra un push up e il silicone.
Io non vedo differenza.
Io sì, quindi la prego di correggere.
È un errore di battitura.
Appunto, va corretto.
Io non vedo niente.
Scusi, ha la busta paga aperta?
No, e comunque non vedrei niente.
Mi prende in giro?
Forse sì, ma è la mia parola contro la sua.
Senta, mi faccia il favore, c'è un errore e va corretto.
Non sono pagato per correggere gli errori di battitura, e comunque se la fa contenta ce lo scriva lei.
Ma così non vale.
Per la legge 234 del comma bus articolo 3 milioni duecento, vale, sì.
Scusi ha detto comma "bus".
È un errore di battitura.

giovedì 9 giugno 2011

Save da date, pipol!

Io sono una pornografa del trash. Quanto mi piace il trash ammé, signora mia non le sto a dire.
E da brava pornografa come potrei non segnalarvi l'ultima tendenza (tutta americana) in materia di partecipazioni di nozze?
Basta con la carta a mano di Amalfi e i font dai mille riccioli, la genialata ora è il Wedding save the date trailer, un vero e proprio trailer in stile cinematografico, ma che più casereccio non si può.
Bello, bello, bello. Non aggiungerei altro, ché al cinema si sta in silenzio.




martedì 7 giugno 2011

Vento in poppa*

Pisapia a Milano, De Magistris a Napoli. Come dire: vento di cambiamento (e tutti lo speremm').
Per i luoghi comuni invece la virata è più dura.
L'altro giorno, complice l'ennesimo sciopero dei mezzi (glielo rinnoviamo una volta per tutte 'sto contratto?) sono andata al lavoro in macchina (da li Castelli a Roma: esperienza mistica) e mentre ero in fila a scaccolarmi mi sono ritrovata tutto ad un tratto di fronte a questo spettacolo:







*Il sottotitolo è "Copywriter, oh mio copywriter!"

domenica 29 maggio 2011

Dalla Lituania con amore

Altro che "Memoria il seme del futuro".
Non si tratta di fare gli esterofili, ma c'è da dire che la pubblicità creata da Loveagency per il bookstore Mint Vinetu di Vilnius (Lituania) dà una pista agli slogan che spesso accompagnano gli eventi nostrani.
Basta dare un'occhiata per avvertire immediato il desiderio di tuffarsi in un libro. E magari diventare altro, una volta tanto.







venerdì 27 maggio 2011

Datemi un mestolo (che cosa ne vuoi fare?)

Allora in famiglia gira questa voce che io sono un disastro in cucina.
Che di cibo non capisco nulla, che mangio anche le pietre, che non so distinguere i sapori, che i fusilli in bianco (da me tra l'altro rinominati con successo "Riccioli di bambola") sono la mia unica specialità, e giù tutti a ridere (nella mia famiglia ci si diverte con poco).
Ok, dico io, non saprò distinguere lo zenzero dallo zafferano, se mi preparo due piatti insieme rischio di far saltare il palazzo, ma così è troppo.
A me il cibo piace. E mi piace così tanto che me ne vado a spasso per il web a rifarmi gli occhi con le creazioni di chi, al contrario di me (ahimè), usa il cibo come materia per la fantasia.
Ed ecco che ti scopro Marije Vogelzang, una giovane e super cool olandese che ha tirato su uno studio di food designer, specializzati in creazioni e allestimenti ad arte.
Dimenticate il "Trionfo di gamberetti" e i tovaglioli a conchiglia delle vostre comunioni, questi tizi sono capaci di trasformare una boriosa cerimonia in una stuzzicante expo.

(Poi venitemi a dire che in cucina non vi sto sul pezzo).














sabato 7 maggio 2011

vù vù vù: la via la verità* la vita

È da poco trascorso il week end della mega beatificazione del santo-subito-senza-se-e-senza-ma Carol Wojtyla, in arte papa Giovani Paolo II.
Pacchi e pacchi di pellegrini hanno sventolato le loro bandierine gialle con gli occhi pieni di giuoia.
Sia chiaro: a me non stanno antipatici, anzi, quasi li invidio. Quando li guardo penso: vedi, loro sì che hanno trovato una guida, una fonte d'ispirazione e di gaudio. Altro che la gente come me che alla parola guida associa solo l'espressione in stato di ebbrezza. Poi, meglio di Wojtyla, vuoi mettere. Dolce, comunicativo, pacioccone Wojtyla! Parlava pure romano, pensa 'n po'.
Peccato che nessuno racconti a tutti questi sgambettanti e colorati pellegrini la verità, che in due-righe-due potete sbirciare qui.

(ma che poi, la ascolterebbero, la verità?)
(e a noi, chi ce la racconta, la verità?)

*i greci la chiamavano aletheia, "colei che non si nasconde", e infatti i greci ci davano una pista.

mercoledì 4 maggio 2011

A cosa stai pensando?

che non è una vita facile
che a parte abbonarmi al mensile di Emergency, non faccio nulla di utile
che per fare tanti libri ho smesso di leggere tanti libri
che è ora di dare un senso a tutta questa frenesia

domenica 24 aprile 2011

Gaudium paucum


Cosa mi è piaciuto di Habemus Papam: le intenzioni.
Cosa non mi è piaciuto di Habemus Papam: la realizzazione.
Come dire: è intelligente ma non si applica.
Meravigliosa l'interpretazione di Piccoli, curiosa la volontà di riflettere sull'uomo papa e sulla sua fragilità, affascinante incipit, ma poi?
Si resta così, un po' incapaci di capire cosa si è capito, o cosa si è provato.
E con troppe domande: il ruolo dello psicologo, cosa aggiunge al film? E quello di sua moglie?
E qual è il percorso interiore del papa?
Moretti ci lascia troppo al di qua dello schermo, ancorati a quell'urlo iniziale e a una finestra vuota.
Ed è un peccato, perché lo avrei seguito volentieri.

p.s. Comunque accanto a me al cinema si siede sempre il molesto che biascica, commenta e ciancica.
Stai in campana molesto, stai in campana.

venerdì 15 aprile 2011

Quando non sai perché, prenditela con la genetica

Il tema della settimana è:
SCORTESIA: UNA MALATTIA?
(a seguire dibattito e buffet).

Sin da bambina la scortesia mi ha frustrato, a volte sconvolto, e ancor più spesso imbarazzato.
Perché la gente risponde male?
Perché spesso vieni trattato a pesci in faccia a gratise?
In tutti questi anni di riflessione e rosicamento di fronte alle rispostacce ricevute (e in quasi trent'anni devo averne accumulate qualche decina di migliaia secondo me – poco più di cento secondo la questura), ho capito quanto segue.

Ci sono diversi tipi di scortesia:

quella da stra potere (tipica dei magnifici rettori, professori, guardie, vigili e non pochi segretari scolastici);
quella da frustrazione (mamme isteriche, call center, impiegati della pubblica amministrazione, bidelli, e non pochi segretari scolastici);
infine quella da infelicità (che colpisce in modo trasversale).

Ora io però mi domando e dico: anche io ho avuto strapotere (nessuno rida), (ok è successo una volta sola quando ho lavorato con i bambini in un centro estivo) (ah! da lunedì avrò una stagista, come si cresce eh?); anche io sono/sono stata frustrata (sono stata stagista – come si cresce – non ho un soldo, non riesco a firmare un contratto che non comprenda la parola fregatura, e altre simpatiche avventure); anche io sono/sono stata infelice (da quel lontano episodio in cui mio fratello decapitò la mia unica Barbie – raro cedimento di una mamma anticapitalista).


Ma io non ti rispondo male. Non ti dico: "Signorina lei non sa chi sono io", non ti mando affanculo in curva, non faccio finta di non aver sentito la tua domanda.
E quindi?
Quindi la mia conclusione è: la scortesia è genetica.
Chiedo dunque agli illustri scienZiati, sulla scorta della mia mirabolante intuizione, di iniziare tosto una ricerca che scopra la parte di DNA responsabile e provveda alla mutazione.

p.s. Nell'attesa della scoperta del secolo, ho aperto un account Tumblr, perché collezionare la bellezza fa stare bene.

martedì 29 marzo 2011

Sforzi, su Rieducational Channel




Allora io ho capito cosa mi fa imbestialire e scorticare l'anima quando ascolto questi qua. Non è il fatto che rubino, che non si occupino dei problemi del Paese, che favoriscano solo i propri interessi, che vadano a letto alle cinque per bearsi delle chiappe delle minorenni.
No.
O almeno, non solo.
La cosa che mi fa incartare le budella è la vergogna.
Questi qua non si vergognano.
E nemmeno si impegnano a fingerla, la vergogna.
No.
È per questa ragione che dovremmo ingaggiare cecchini che gli sparino sacchi di sterco ogni mattina.
Bang!
Cos’era?
Niente onorevole, è lo sterco quotidiano, oggi arriva da Est.
Ogni giorno.
Forse poi, a forza di puzzare, si vergognerebbero... almeno un po’.

sabato 12 marzo 2011

La conséquence des rêves


Come la storia di quell'uomo che passò tutta la vita a immaginarsi una vita. Poi morì.

lunedì 7 marzo 2011

Bang Bang

Io vi vedo in televisione,
vi leggo sui giornali,
politici, banchieri, presidenti di consigli d'amministrazione.
Io so perfettamente a cosa state pensando.

Qualsiasi discorso facciate, dalla giustizia all'immigrazione,
dall'economia alla costituzione,
voi pensate sempre alla stessa cosa:
alla pistola che tenete in tasca.

È per questo motivo
che ci guardate come un mucchio di sagome.
È per questo motivo che fate discorsi a mano armata.

Ascanio Celestini, "Sagome" da Io cammino in fila indiana, Einaudi


 Francesco Zizola, Born Somewhere

sabato 19 febbraio 2011

Attenzione: contiene sarcasmo, maneggiare con cautela

Però è bello lavorare durante il weekend. Nessuno che ti telefona, nessuno che ti dice, ehi, entro le cinque hai da finire eh, altrimenti kaput a te e a tutta la tua famiglia.

Vuoi mettere tutti quei pazzi che escono e si impastano nel traffico del fine settimana?
Vuoi mettere andare ad abbuffarsi a li Castelli che poi torni a casa e ti viene la cecagna e ti puzza l'alito di aglio anche se hai mangiato i ravioli burro e salvia?
No, sia mai, e chi vuole mettere.
Solo, dico, me pare che lavoro un po' troppo, me pare.
Eh, ma rimpiangerai questa frenesia quando sarai anziana, dice.
Certo, per carità, solo che a' arivacce a esse anziana, dico.

giovedì 17 febbraio 2011

Cretineria cretineria canaglia

Il male vince sempre.
Per quanto possa sembrare sentenzioso, questo è.
Per quanto mia nonna si sia prodigata a inculcarmi il principio per cui i giusti trionferanno (e lo ha fatto con proverbi e storielle raccontate rigorosamente in dialetto marinese, la cui comprensione era spesso esclusa ai più – e i più erano i miei cugini romani), bè la mia povera nonna, anche lei, sapeva bene che così non è.

Perché il male è intelligente e nella sua somma intelligenza si manifesta sotto forma di cretineria.
Il cretino, si sa, un po' ti fa anche pena.
Quante volte hai detto, bè, porello, quello è cretino.
È bella, ma è così cretina.
Poveri cretini, perché non sanno quello che fanno (lo dice anche Gesù).

Ed è là che ti fregano.
Il cretino ti muove a compassione, pensi che spari fregnacce solo perché non ci arriva, che non abbia mantenuto la parola perché soffre di una grave forma di amnesia compulsiva ancora non scoperta.
O che si comporti da farabutto perché non ha avuto, lui, poverino, una nonna che mentre sputacchiava semi di mandarino andato a male (perché «in guèra 'nse butta gnente») gli insegnava a seguire il bene e la giustizia.

E ci sono diversi tipi di cretino.

C'è il cretinus paraculus:

«Avevo detto che sì, erano 1000 euro per questo lavoro che hai svolto, ma volevo dire 500».
«Ma tra 500 e 1000 c'è una bella differenza»
«Ehm, scusa soffro di un grave disturbo di moltiplicazione compulsiva, penso 10 e dico 20, è incurabile»
«Ah, mi spiace, poverino».

 Oppure:

«Ah, non avevi detto 500 euro? Scusa, soffro di un grave disturbo all'udito, si chiama frehehgùz»
«Cosa hai detto?»
«Lo vedi, forse ce l'hai pure tu, è terribile».


C'è il cretinus ridens:

«Bè, la questione è ben più complessa, non dimentichiamoci che nel decreto...»
«Ahahahaha! Fai schifo, pappappero! Non puoi dire decreto, c'hai l'occhi appalla, paraponziponzipò»
«Ma come si permette, scusi!?»
«Io dico quello che me pare, e voi puzzate tutti, zozzi communisti»
«Ma cosa c'entra la politica, questa è una riunione di condominio!».


C'è il cretinus cazzarus:

 «Scusi, c'ero prima io in fila»
«Ma cosa dice, come si permette, c'ero prima io»
«Ma ho il numeretto: io ho il 95 e lei il 99, per cui...»
 «Non è vero, questo è un 66»
«Ma c'è un segno che ne indica il verso»
«Quella è una caccola»
«Ma non è vero, vede, non si stacca!»
«Ho le caccole adesive, e per questo sono pure invalido civile».


Poi c'è il caso di cretineria congiunta, in cui si mescolano il ridens, il cazzarus e il paraculus, andando a creare il summus cretinus che spesso ricopre anche ruoli di leadership non indifferenti.

Come combattere tutto questo?
Ecco, io prima ritenevo che con la dialettica, il confronto, in due parole con un comportamento retto ed equilibrato si potesse contrastare la cretineria.
E invece no, scordatevelo.
Ci sono casi in cui la violenza è legittima, e ve lo dice un'agguerrita pacifista.


Qualche esempio:

«Avevo detto che sì, erano 1000 euro per questo lavoro che hai svolto, ma volevo dire 500»
«Ma tra 500 e 1000 c'è una bella differenza»
«Ehm, scusa soffro di un grave disturbo di moltiplicazione compulsiva, penso 10 e dico 20, è incurabile»
«Bam, sdang, crash! »
«Ma, mi hai distrutto la macchina?!»
«Eh, soffro di un grave disturbo di fracassamento-macchine-altrui compulsivo. Dicevamo, mi devi 1000, vero?»
«... Certo».


«Scusi, c'ero prima io in fila»
«Ma cosa dice, come si permette, c'ero prima io»
«Ma ho il numeretto: io ho il 95 e lei il 99, per cui...»
«Non è vero, questo è un 66»
«Ma c'è un segno che ne indica il verso»
«Quella è una caccola»
«Come questa?»
«Guardiaaaa, la signorina mi ha tirato una caccola nell'occhioooo».


Ecco, è semplice.
Se poi non ve la sentite – causa ottimi princìpi o pressione bassa – di abbracciare la teoria dell'occhio x occhio, o peggio due costole + bacino fratturato x occhio, basterà istituire una squadra di supereroi addetti all'eliminazione del cretino in difesa del cittadino. Un po' come Normalman, ma più agili e con meno peli.

Dice, la violenza non è una soluzione.
Ma anche mia nonna quando sparavo balle mi tirava un pizzone in piena faccia. E con il ditale da sarta, per giunta.


lunedì 14 febbraio 2011

pensiero, azione

Secondo me andare alle manifestazioni fa bene. Aiuta a riconciliarci con il prossimo, ci fa sentire parte di un tutto che non è sempre così male.

Si sono dette tante cose sulla manifestazione di ieri, ma io credo che a volte sia necessario semplificare.
Senti tuoi i motivi per cui tutte quelle persone scendono in piazza? Be', scendi anche tu.
Come dice l'amica C., non è tempo di sofismi.

Poi, vuoi mettere la bellezza di tutte queste facce insieme?



















giovedì 3 febbraio 2011

Inspirare, espirare

Matteo Bertolino, Bolivia

Che poi quando vedo queste immagini penso sempre a chi era dietro al click, e penso, fortunato lui. Poi dico, la fortuna sono solo i passi che infili uno dietro l'altro, niente di più, e dietro a quel click potresti esserci tu.

mercoledì 19 gennaio 2011

In offerta alla Fnac

Itaglia Itaglia, il nuovo successo dei Vergogna vergogna

LATO A
Si ritiri a vita privata
Fiumi di veleni
Urge chiarezza

LATO B
Non lo sapevo
C'è turbamento nel Paese
Accanimento irrispettoso

Bonus track:
Ma come porti i capelli Lele Mora

venerdì 7 gennaio 2011

Oh Oh Oh! Mi sfizia! Oh Oh Oh! La notizia!

Servizione del tiggiddue sulla disoccupazione giovanile.

Oh, ma quale orrore Giacobbo, quasi il 30 per cento dei giovini non ha impiego.
Orribile sì, mi è andato quasi di traverso il brasato.

La risposta dei politici al problema è sempre lesta e puntuale:

Bisogna fare qualcosa, coff, coff, ehm sì (pefforza).
Come dice scusi, signor ministro?
No, dicevo, è un bel problemone, eh. Ma tranquilli, lo risolveremo in poco tempo, in fin dei conti se Dio in sette giorni ha creato l'universo, figuriamoci cosa può fare con la disoccupazione giovanile.
Perché, nei vostri programmi è prevista una collaborazione con Dio?
Be', per il momento si tratta solo di un contratto a progetto, poi vedremo.

domenica 2 gennaio 2011

memo



Ogni anno, puntuale come l'emergenza gelo per Studio Aperto, arriva il momento buoni propositi.

Propositi per il 2011 (realistici, attenzione):

1) debellare l'ansia e sostituirla con un affascinante tic;
2) diventare un mostro della grafica e inventare la copertina dell'anno (secondo Forbes);
3) andare in Nuova Zelanda;
4) imparare a montare una mensola Ikea e raggiungere in questo modo l'indipendenza totale dal sesso maschile;
5) scrivere un libro sull'esperienza della mensola e su come raggiungere l'indipendenza totale dal sesso maschile;
6) superare l'ipocondria e capire che l'Escherichia Coli è tua amica.


N.d.A.: il punto 3 può sostituire il punto 1 e i punti 1, 2 e 5 sono dettati dal superomismo che ciclicamente investe la mia persona, saranno pertanto suscettibili di cambiamento nel corso dell'anno.
Il punto 4 è la vera utopia.

Buon anno,
Blaz.