giovedì 22 marzo 2012

Muta

L’altro giorno ho immaginato di essere muta (in realtà avevo un brutto mal di gola ma poi la mia ipocondriaca immaginazione ha fatto qualche salto di troppo).
E insomma ero muta, ma non da sempre, ci diventavo tutt’a un tratto, bum! muta.
E mi sono chiesta come facevo a parlare (ma grazie direte voi), ma no, come facevo ad esprimermi, dico io, non potevo più interrompere la gente, non potevo più ridere in modo molesto, non potevo inventare voci, non potevo fare versi, insomma non ero più io.
Era come nascere una seconda volta, piacere Blàz, piacere Muta, un’altra persona, un altro corpo.
Perché una persona è la sua voce, ho pensato io, (grazie al casio direte voi), ma non è solo una voce, è un linguaggio, un suono, una melodia chiusa in un cartoccio di gesti, ecco quello che è.
E mi ha messo tanta tristezza questa faccenda di esser diventata muta.
È anche vero che noi ipocondriaci ci intristiamo facilmente.